Prendo spunto da una domanda trovata nei forum italiani di Ubuntu:
Come fare per diventare sistemista Linux?

linux-sysadmin

Voglio “elaborare” ulteriormente la mia risposta qui nel mio blog.

Premessa fondamentale: IO NON MI RITENGO UN SISTEMISTA LINUX. Negli ultimi mesi, anche grazie al mio lavoro, ho accumulato delle esperienze importanti, ma la mia attività è così frammentata e varia che NON RIESCO a diventare esperto in un particolare campo. Ciò può essere bene o male, a seconda di cosa si vuole.

Ritengo però di essere in grado di dare buoni consigli a chi vuole intraprendere questa strada.

<> <> <> <> <> <> <> <>
1. Sei sicuro che vuoi essere un sistemista Linux?
Potrebbe essere una tua passione passeggera… Assicurati che fare il sistemista è esattamente ciò che vuoi nella vita. Sappi che per ottenere dei risultati avrai bisogno di mesi e mesi di duro lavoro, e che iniziare oggi per smettere presto equivale solo a “divertirsi”, ma a non ottenere nessun risultato concreto.

<> <> <> <> <> <> <> <>
2. Sei ancora sicuro che vuoi essere un sistemista Linux?
Cerca di ottenere informazioni da chi attualmente fa questo tipo di lavoro: basta iscriversi ad un paio di mailing list per amministratori di sistema, e chiedere “cosa ne pensate del vostro lavoro? Lati positivi? Lati negativi?”
Non prendere per oro colato tutto quello che ti dicono, ovviamente, e considera che le persone possono essere frustrate, o particolarmente positive, per motivi che NON riguardano il tipo di lavoro che fanno.
Conosco un impiegato dell’ENEL che è FELICISSIMO del suo lavoro, e che ha VOLUTAMENTE rinunciato ad un avanzamento di carriera per questo. Ciò non significa che lavorare all’ENEL è fantastico, significa solo che questo mio amico è una persona equilibrata e saggia.

<> <> <> <> <> <> <> <>
3. Ora che sei motivato… vediamo cosa fare.
Per prima cosa, dotarsi degli strumenti necessari, ovvero: un server da amministrare!
Potete scegliere due alternative: una fatta in casa, una in remoto.

A1. Trovatevi un computer, installateci Linux
(io consiglio vivamente Debian, Slackware o Ubuntu Server, sono tre ottimi punti di partenza; personalmente ritengo Slackware un po’ meno adatta A REGIME, ma come mezzo per imparare è fantastica).

A2. Procuratevi una ADSL con IP statico, o usate un servizio di mapping dinamico del vostro IP (come www.no-ip.com, ma con un minimo di ricerca ne trovate a decine). Lo scopo è comunque di avere un IP statico per poterci puntare un vostro dominio.

B1. Comprate un server virtuale (ottimo quello di VPSLink.com, vi consiglio il Link-4, ha un ottimo rapporto prezzo-prestazioni e viene ospitato su macchine potenti), è una soluzione un pochino più costosa, ma secondo me è più interessante. E poi, se davvero volete diventare sistemisti Linux e quindi dedicare centinaia di ore all’apprendimento, non venitemi a dire che non potete permettervi di spendere un euro al giorno per questo.

A questo punto, dopo aver scelto A o B, vi trovate con una macchina “pulita” e pronta da usare.

<> <> <> <> <> <> <> <>
4. Acquistate un dominio internet
Vi serve un dominio internet, che poi farete puntare al vostro server.
Aruba offre la registrazione con gestione DNS senza posta a 10 euro annui + iva, ovvero 12 euro. Non male.
Una volta che avrete configurato un vostro DNS, potrete scegliere di far puntare i Name Server del dominio direttamente al vostro server.
All’inizio, però, vi consiglio di essere cauti, e di limitarvi a far puntare i DNS all’IP del vostro server. In questa maniera potete iniziare a vedere risultati anche PRIMA di aver installato con successo un server DNS.

<> <> <> <> <> <> <> <>
4. Leggete un po’ di documentazione online.
Prima di “smanettare”, cercate di capire almeno in linea generale cosa state facendo. E’ inutile TROPPA pratica, se non la si può associare ad una teoria di base. Ci sono diverse linee di pensiero a tal proposito: io preferisco un SANO mix tra teoria e pratica, partendo dalla teoria e associandola PRESTO alla relativa pratica.
Con Google è facile trovare centinaia, migliaia di siti web sull’argomento. Cercate di fare una selezione, anche in base alla qualità del sito e dei contenuti.
Un buon punto di partenza sono sicuramente gli Appunti di Informatica Libera, che però si adattano ad un lettore molto paziente. Sono tuttavia utili e piacevoli se presi “a bocconi”, guardando solo l’argomento che interessa.
Avrete anche bisogno di qualche rudimento di networking (indirizzi di rete, netmask, routing).
Occhio: se scoprite che vi piace il networking, avete sbagliato mestiere: l’amministratore di rete è DIVERSO dall’amministratore di sistema.

<> <> <> <> <> <> <> <>
5. Iniziate un diario personale (o un blog)
Se è vero che volete diventare sistemisti Linux, dovrete faticare per mesi, o anni… Meglio quindi aggiungere un piccolo aiuto motivazionale: iniziate a tenere un piccolo diario personale (su carta o nel PC), o addirittura aprite un blog per condividere con gli altri le vostre avventure e i vostri risultati.
NON aspettatevi che il blog diventi visitatissimo in pochi giorni, l’argomento è meno interessante della Canalis o della nuova Ferrari; tuttavia, se riuscite a scrivere il blog con un po’ di attenzione nei dettagli, nel tempo vi troverete un seguito di lettori.
Un’altra ottima idea potrebbe essere quella di raccogliere le informazioni più utili in una guida (che potremmo associare ad UbuntuSemplice, ad esempio!). La cosa buona del dover scrivere una guida è che vi aiuta a focalizzare sulle cose essenziali, e a fare mente locale su ciò che state facendo.

<> <> <> <> <> <> <> <>
6. E’ il momento di installare e configurare servizi
Ora dovrete installare: Apache, PHP, MySQL o PostgreSQL, un mail server (a vostra scelta), e infine un DNS server.
Questi sono i servizi più importanti, e anche quelli sottoposti a più attacchi.
In seguito potreste anche voler installare un filtro antispam, un server antivirus per la posta, il server di Java Tomcat, e altre cosine simpatiche. Per poter testare quanto funziona il vostro antispam, configurate un indirizzo di posta “sacrificale” (tipo spammatemi.tanto@ubuntista.it) e pubblicatelo in rete, nei forum, eccetera… in breve tempo vi ritroverete sommersi di spam.

<> <> <> <> <> <> <> <>
7. Inglese, inglese, inglese
Che vi piaccia o no, l’inglese è fondamentale per un buon sistemista, dato che molta documentazione, e molte situazioni lo richiedono. Cercate di dedicare almeno un’oretta al giorno alla lingua inglese, sia scritta che parlata. Trovatevi un americano o un inglese che studia in Italia, e chiedetegli di fare “tandem“, ovvero di incontrarvi per praticare reciprocamente la lingua (questo sito può risultarvi utile: http://www.tandem-schools.com). Cominciate a guardare i vostri DVD in inglese (all’inizio coi sottotitoli), e fatevi prestare DVD per guardarli in inglese. Nel giro di pochi mesi i risultati saranno evidenti!
Se poi volete andare in vacanza all’estero, pianificate un viaggio in un posto in cui si parla inglese, sarà un’ottima occasione per praticarla.

<> <> <> <> <> <> <> <>
8. Mettiti al passo con le novità: Mailing list, blog, Feed
Cerca di tenerti aggiornato e di calarti nel ruolo, iscrivendoti a Mailing List dedicate, seguendo regolarmente blog di amministratori di sistema, e utilizzando un lettore di feed RSS per organizzare in maniera sistematica la tua lettura.
EVITA di tenere aperta la pagina dei feed e di consultarli ogni dieci minuti, ti faranno solo perdere tempo. Cerca invece di dedicare un momento della giornata per leggerli, e poi concentrati sui tuoi “task” principali.

<> <> <> <> <> <> <> <>
9. Lega la tua esperienza ad una iniziativa, possibilmente “etica”
Nei mesi il divertimento può facilmente lasciare il posto alla noia; per questo sarebbe bello se tutti i tuoi sforzi fossero dedicati ad un piccolo progetto “etico”, come per esempio gestire il server di una piccola scuola, o di un gruppo sociale.
In questo modo avrai uno “stimolo” in più.
Occhio a non scegliere qualcosa di troppo impegnativo; dovete essere in grado di dire “vado in ferie per due settimane” (a imparare l’inglese ovviamente :-D), oppure “per qualche giorno farò degli esperimenti, probabilmente qualcosa non funzionerà”.

<> <> <> <> <> <> <> <>
10. E’ il momento del DNS.
La gestione del DNS è un po’ ostica, e richiede una certa competenza. Studiatevi un po’ di documentazione, avvisate che “per qualche giorno farò degli esperimenti, probabilmente qualcosa non funzionerà” (vedi sopra), e mettetevi all’opera.
A questo punto dovrete cambiare il Name Server del vostro dominio, e farlo puntare al vostro server.

<> <> <> <> <> <> <> <>
11. Certificazione, o autocertificazione
A questo punto avete le competenze necessarie, ma non potete DIMOSTRARLO!
Ci sono due vie, reciprocamente compatibili:

A. Cercarvi delle certificazioni e superare i relativi esami. Fate in modo di studiare bene per la certificazione, a volte è meglio non averne, piuttosto che essere certificati con un voto appena sufficiente.

B. Coinvolgervi in un progetto VERO, magari la gestione dei server e della posta di un gruppetto di server utilizzato da una comunità open source. Non è facile trovare questo tipo di lavori, ma se vi proponete gratuitamente o ad un prezzo stracciato, questo tipo di esperienza sarà molto importante per voi, e brillerà nel vostro curriculum.
Mi piace chiamare questo tipo di approccio Autocertificazione :-)

<> <> <> <> <> <> <> <>
12. Sistemate il vostro curriculum
Comunicare in maniera efficace le vostre competenze è fondamentale; per questo vi suggerisco di dedicare ALMENO 7-8 ore alla stesura del vostro curriculum; può essere utile, se avete anche altre competenze, creare un curriculum SPECIFICO come amministratori di sistema Linux, e un altro curriculum in cui evidenziate BENE anche le altre vostre competenze.
Vi fornisco come esempio il mio curriculum in inglese; è un buon punto di partenza, anche se ci sono alcune cose da perfezionare.

E’ tutto. Spero di esservi stato utile!

Titolo un po’ atipico, vero?

Era l’ottobre 2004, e avevo appena scoperto una nuova distribuzione, basata su Debian: Ubuntu.
All’epoca usavo Debian, e la preferivo rispetto ad altre distribuzioni per la sua eccezionale stabilità, la sua etica, la sua paranoia per la sicurezza (un grazie a Gabriele per avermela fatta scoprire a suo tempo).

Ubuntu mi affascinò subito, in particolare la frase “Linux for Human Beings“: Linux per esseri umani.

Tutti abbiamo dei sogni, e tra i miei ce n’è uno che riguarda il mondo. Ubuntu sembrava essere qualcosa destinato a cambiare il mondo. Tra l’altro, fu questa mia intuizione a convincermi a registrare http://www.ubuntu.it, che come sapete ora è di proprietà di Canonical.

Torniamo ad oggi, 21 agosto 2007: Ubuntu è diventata la distribuzione Linux più diffusa nel pianeta, e il suo futuro sembra roseo. BENE.

Secondo me, tuttavia, Ubuntu è solo una piccola frazione della punta dell’Iceberg (esatto, non soltanto la punta dell’Iceberg, ma una frazione della stessa). Vi spiego.

Linux è uno strumento. Le nostre vite, le corporation che le dominano, sono in realtà uno scambio di messaggi tra la giustizia e l’ingiustizia, la felicità e l’oppressione.
Tutti vorremmo un mondo migliore, ma il mondo ha una sua inerzia, e le masse di persone si comportano in maniera irrazionale e “quasi” senza arbitrio alcuno.

Si stanno affacciando, però, dei MODI DI INTERAGIRE che potrebbero rivoluzionare ogni cosa della nostra vita: si tratta di interazioni aperte, oneste, chiare, prive di protezionismi. Interazioni OPEN SOURCE.

Il successo di Linux è una piccola parte di quello che può accadere.

Sogno, ad esempio, un partito politico OPEN SOURCE, fin nel midollo. A volte, appena svegliato, sento un fremito dentro, qualcosa che mi dice: FALLO! Costruiscilo tu questo partito!
Poi, come potete ben capire essendo italiani, subentra la NAUSEA per tutto ciò che è politica in Italia, e quel fremito si rintana nella mia pancia, muto.
Poi subentra quel SANO egoismo che dice: voglio una vita felice, e fare questo passo senza gli strumenti giusti significherebbe rinunciarvi. Penso anche che, più si sale nella scala sociale, più si è “leader”, e più è necessario ESSERE FELICI, altrimenti le proprie schizofrenie e le proprie insoddisfazioni ricadranno su centinaia, migliaia, milioni di persone.

Sarebbe davvero bello, se un giorno venisse fuori questo partito politico. Chiamarlo partito sarebbe inappropriato, perchè del partito “italiota”, e del VECCHIO modo italiano di fare politica, non avrebbe niente.
Sarebbe un partito 2.0, in cui tutte le comunicazioni avverrebbero in chiaro, tutti i finanziamenti alla luce del sole, tutte le iniziative sarebbero DAVVERO partecipate, e non semplicemente dettate dagli interessi del politicante di turno.

Cosa servirebbe per iniziare? Una persona che decide di dedicare i prossimi anni della sua vita a questo partito, con energia, con passione, con competenza.

L’Italia ne trarrebbe un grande beneficio. E forse anche il mondo intero. I buoni esempi si diffondono presto.

trebisacce

Sono sincero: sarei felicissimo di salire su questa barca. Purtroppo, ad oggi, non ho trovato ancora il modo, o la persona, in grado di accendere la miccia. E poi, con quel sano egoismo che vi dicevo, penso alla mia vita, a quello a cui dovrei rinunciare, e mi dico: lo posso fare SOLO se il treno su cui salgo è un treno che mi porta più in alto.

Sicuramente esistono persone più generose di me, da questo punto di vista. Disposte a sacrificare DI PIU’ per uno scopo del genere. Ma poi mi chiedo: PERCHE’ queste persone sono così generose? E’ sano? Non è forse vero che anche i BUONI hanno bisogno del loro tornaconto? Non è vero che il volontario in Africa vuole il sorriso dei bambini che aiuta?

Ma in fondo… state leggendo un blogger che probabilmente NON conoscete di persona, di cui vi fidate UN PO’, che forse stimate UN PO’. Ci vuole ben altro, no?