Il Romagna Business Club organizza per Sabato 4 aprile 2009 il “Cloud Forum” a Forlì, dove sarò presente e parlerò di Amazon Web Services. Venghino venghino grandi e piccini!

Update: qui potete registrarvi gratuitamente!

Tonchidot

31-03-2009

Ve lo ricordate?
Ho incontrato il CEO di Tonchidot, Takahito Iguchi, ieri a Parigi, ed ho scoperto che lui è un fervente utilizzatore di Amazon Web Services :)

tonchidot

Riflessioni su Cuba

30-03-2009

Cuba mi attirava da anni, e finalmente ero riuscito a decidermi.
I motivi erano diversi: da una semplice curiosità turistica, alla voglia di sole e tepore per spezzare le nebbie dell’inverno, all’interesse per un posto sicuramente unico al mondo, intreccio di socialismo, ispanicità, povertà, cultura e buoni servizi medici, uniti agli effetti, tremendi ma affascinanti, di un embargo vecchio di mezzo secolo e il crollo dei sussidi sovietici dopo la Perestrojka di Gorbachov e la caduta del Muro di Berlino nel 1989.
Soprattutto un posto che (credo) in pochi anni cambierà radicalmente, quando Fidel cederà al richiamo della terra, e i capitali di mezzo mondo invaderanno l’isola come uno tsunami.
Non mi interessava un viaggio “politico”, in verità, anche se è stata una ottima occasione per farsi una idea meno strumentalizzata di Ernesto Che Guevara, e degli episodi di quasi mezzo secolo fa che lo hanno visto protagonista.
Vedere e toccare da vicino Cuba mi ha infatti aiutato a capire meglio la storia, e quindi il futuro.
Qui finisce l’introduzione e inizia il racconto, tralasciando per il momento disegni ben più grandi; forse l’inizio di un nuovo libro, o chissà cos’altro. Il tempo è tiranno e non posso scrivere tutto quello che vorrei, ma in questa domenica parigina, in attesa di una telefonata di una persona cara, ho voglia di dedicarmi un po’ al racconto di Cuba. Non spaventatevi: è il condensato di due settimane, e sicuramente altre persone più esperte di me saprebbero scrivere molte altre cose, di Cuba, e probabilmente non si troverebbero d’accordo con le mie “impressioni”. Ma vale lo stesso la pena farlo.
Qui trovate tutte le foto.

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Oggetti in legno in un mercato cittadino

Prima di atterrare, riflettevo sulla “idea” che mi ero fatto di Cuba. Nelle due settimane successive, a bordo di un’auto noleggiata, io e due amici italiani abbiamo percorso 2400 chilometri, attraversando Cuba da Ovest a Est, e viceversa. La mia idea di Cuba era sbagliata. E’ proprio vero: per poter giudicare un paese, o soltanto per volerlo conoscere, bisogna visitarlo. I libri non bastano.
Cuba è povera, tanto che il reddito medio, a detta delle molte persone con cui ho parlato, è di circa 30 dollari al mese, anche se Wikipedia non è d’accordo (sono volutamente ironico: Wikipedia riporta dati, questi dati probabilmente sono stati manomessi dal regime di Castro).
Secondo le fonti, dunque, i cubani dovrebbero guadagnare circa 5000 dollari l’anno, pari a 400 dollari al mese. Follia. I pochi cubani, e cubane, che hanno la fortuna di poter lavorare costantemente coi turisti, raggiungono e superano questi redditi, ma il cubano medio non ci si avvicina neanche. Dubito che con 30 dollari chiunque possa sopravvivere a Cuba, ma credo che una cifra plausibile possa aggirarsi intorno ai 100 dollari mensili. In ogni caso… sono poveri.

A differenza di qualsiasi altro paese povero, però, Cuba:
– ha tassi di natalità e mortalità simili ai paesi occidentali;
– ha una criminalità quasi inesistente;
– ha un livello di istruzione elevatissimo;
– non ha seri problemi di malnutrizione tra la popolazione.

A Cuba, in qualsiasi città, si può tranquillamente camminare di notte, senza paura di essere scippati o assaliti. Prendetelo con le pinze, perchè potrei sbagliarmi, ma in due settimane non ho mai avuto nessun timore di essere assalito, e varie persone mi hanno confermato le mie supposizioni.

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Una ragazza in un mercato alimentare di Las Tunas con una simpatica bandana americana sulla testa

Havana, la capitale, conta circa due milioni di abitanti, ma i restanti nove milioni sono sparsi nel resto dell’isola, grande poco più di un terzo dell’Italia.
Nel nostro viaggio in auto da Havana a Santiago, e ritorno, abbiamo avuto occasione di soggiornare in posti diversi, conoscendo persone diverse. Invece di cercare hotel, abbiamo sempre dormito in una “casa particular”, l’equivalente del nostro bed & breakfast.
A Las Tunas, Tamara ci ha raccontato delle sue vicissitudini, tra multe, minacce, rischi, e il marito con la passione per le auto. A playa Ancon abbiamo conosciuto Lorenzo e la moglie, buffi quanto strani. A Havana, Lilliam ci ha ospitato nella sua casa ricca di arte (lei è una professoressa di psicologia e una pittrice), e ci ha raccontato un sacco di cose.
Questo solo fatto rende la vacanza diversa dalla solita vacanza “ai tropici”, o “al mare”, o “al caldo”. Non cercavo solo relax, ma conoscenza, e infatti le due settimane sono volate.

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Dipinti del Che

Cuba, paradiso o inferno che sia, è un regime autoritario, guidato da Fidel Castro fino a poco tempo fa, e ora dal fratello Raul. E’ indubbio che il regime usi la propaganda per tenere a bada il popolo cubano, e il Che stesso è una delle icone di maggior successo.
Conoscendone un po’ meglio la storia, tuttavia, ho mutato opinione sul regime di Castro: lo considero ancora un regime, ma con delle sfumature che rendono la situazione differente.
Sarebbe un discorso lungo, ma mi limito a dire questo: per capire la situazione politica di Cuba, bisogna conoscere la Guerra Fredda, i dettagli delle politiche statunitensi in America Latina nel ventesimo secolo, e anche qualche dettaglio specifico della storia di Cuba. Con questi elementi io mi sono fatto una idea mia, molto più precisa, e realistica, di quella che avevo un mese fa, semplicemente perchè qui i fatti sono ben celati dietro propagande del regime cubano, o della “democrazia” americana.
Umilmente, mi fermo qui e non aggiungo altro: ho scoperto quel tanto che mi basta per poter dire che “so di non sapere”, come diceva Socrate, e che quel poco che so della vita mi permette di leggere Cuba con un occhio diverso, ma non ancora definitivo.

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Una spiaggia di Cuba, Playa Larga

Cuba è comunque un’isola tropicale, con un mare che in alcuni tratti mostra tutta la sua bellezza. Non credo che la Sardegna abbia nulla da invidiarle, forse solo una vegetazione più lussureggiante, dovuta alle precipitazioni più abbondanti.
Nonostante la vacanza fosse “alternativa”, ci siamo comunque goduti un po’ di mare e di sole, prima nei pressi di Santiago a Playa Baconao, poi a Guardalavaca, poi a playa Giron, a playa Larga, e a Varadero.
Mi hanno stupito, invece, le persone rinchiuse nei villaggi turistici: se dovessi fare una vacanza di quel tipo, probabilmente non sceglierei Cuba, ma un altro posto tropicale, sicuramente più attrezzato e forse meno costoso.

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Una scultura nel quartiere Jaimanita di Havana, che rappresenta la bandiera cubana, realizzata dall’artista Fuster

L’arte, la letteratura, la musica, la poesia, la scultura permeano Cuba e la rendono affascinante. Mi sono limitato al Museo de la Revolucion, e al monumento al Che a Santa Clara, ma il resto del tempo è stata una continua scoperta di pezzi d’arte, in una casa, in un angolo, o nascosti in un vicolo. Trinidad, la più antica colonia spagnola, o Santiago, o Havana, ciascuna manteneva le sue peculiarità.

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Una delle mie foto preferite, un vecchio a Havana, che rappresenta in maniera emblematica lo sforzo e la vita della gente di Cuba

Cuba è poi un continuo scoprire cose nuove: dal “GPS cubano” (copyright Dax), ovvero far salire persone che incontri per strada per poter, appunto, sapere quale strada prendere, al “customer care cubano” (copyright me medesimo), consistente nell’offerta di TUTTO quello che puoi desiderare da parte di QUALSIASI cubano. Tanto per fare un esempio: dopo aver chiacchierato piacevolmente con due belle canadesi, ci siamo messi in spiaggia, e il bagnino ci ha offerto, nell’ordine: cocco; cibo; gnocca; gnocco; informazioni turistiche; alloggio. Alla mia battuta “vorrei le due canadesi”, il tipo quasi mi partiva alla loro ricerca.
Quando poi giri per Cuba, trovi i mezzi più incredibili, che dimostrano la eccelsa capacità di improvvisazione dei cubani: carretti di ogni tipo, camion e trattori divenuti autobus, pezzi di auto di epoche differenti ammassati insieme, traini, incroci, espedienti tecnici.

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L’Hotel Nacional e, a sinistra, un tratto del Malecon, il lungomare di Havana, visti dal 34mo piano di un palazzo vicino, dove ha dimora il ristorante “La Torre”

La cosa incredibile di Cuba è la sua gente: tutti sfoggiano una serenità, una allegria, che in Italia ovviamente ti scordi. Mi dicono che nel sud est asiatico la gente è ancora più gentile, serena, sorridente, ma a me basterebbe tranquillamente la gente di Cuba.
Ci sono poi i Camahan, ovvero i turisti stranieri che, per qualche mese all’anno, trascorrono le loro vacanze e spendono i loro soldi a Cuba, solitamente pagando una o due fidanzate fisse, e aggiungendo a piacimento amiche e/o amici, per divertimenti sessuali relativamente a buon mercato.
Non voglio aprire questa parentesi, perchè mi porterebbe troppo lontano, ma mi limito a dire che a me il sesso a pagamento non piace. Non giudico chi ne usufruisce, ma non mi interessa.
Tra l’altro, quasi qualsiasi donna cubana sarebbe felice di improvvisarsi “jinetera” (cavallerizza) e guadagnare con un lavoretto svelto 10 o 20 dollari, che rappresentano molto più di quanto non riescano a guadagnare in una settimana di lavoro.

Potrei continuare per ore, ma mi rendo conto che la stanchezza sta prendendo ormai il sopravvento, e che forse non sono bravo abbastanza per riuscire a trasmettervi le forti sensazioni che ho provato a Cuba.
Forse le foto possono rendere maggiore giustizia.

Nel frattempo, vi auguro buonanotte, e ci risentiamo presto qui nel blog :)

Cuba

08-03-2009

Era il 20 maggio 2008. Iniziava la mia nuova avventura lavorativa (e non solo lavorativa) con Amazon.com.
Dopo una quantità INQUANTIFICABILE di viaggi, presentazioni, incontri, strette di mano, foto, nottate passate a lavorare, valigie perse, treni in ritardo, piccole e grandi soddisfazioni… Beh, era ora di prendere le prime FERIE!
Dieci mesi… mi sembrano dieci anni!

Vado in un posto diverso da tanti altri. Diverso anche dai posti vicini (per esempio, lì non c’è religione). Sono curioso. Spero di rilassarmi, di divertirmi, e di scoprire tante cose nuove. Spero di parlare con la gente. Spero di aprire gli occhi, e lasciarli aperti anche al mio ritorno.

Vado senza blackberry, senza telefono, senza PC. Black out totale per due settimane.
Fortunatamente c’è chi veglia per me e i miei “possedimenti” telematici, mentre sarò via :)

A presto, cari lettori!

simone

[photo credit: Luca Sartoni]

Update: cacchio, due settimane senza Spinoza e Phonkmeinster… sarà dura, ma ce la farò.

Onorevole

08-03-2009

Sembra che la nostra Onorevole Carlucci abbia commesso una leggerezza. A voi lascio giudicare la gravità o meno della cosa.

Startup in Italia

06-03-2009

Avessi tempo, mi piacerebbe scrivere un libro di consigli per le startup in Italia.
Ne parlavo con Claudio poco fa su Facebook, e pensavo: certo, con tutte le startup che vedo ogni giorno, in tutta Europa, qualcosa da dire di sensato dovrei riuscire a trovarlo :)

Facciamo così: se un editore bussa (dopo il mio ritorno dalle ferie, parto tra tre giorni), io rispondo. Ad Antonio A voi la palla :)

Update: e comunque, mi consola che io la pensi esattamente come Nicola, che di esperienza ne ha ben più della mia, e dice le cose per quelle che sono. L’ultimo minuto, da 9:00 a 9:58, è quello “bono”.

Sent via blackberry.
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Cablato

05-03-2009

Wired. Cablato.
Non ho ancora avuto tra le mani il primo numero, e me ne dolgo, perchè sono curioso.
Ho voglia di dire la mia.

Il caro Massimo aveva aperto tempo fa una discussione su Wired italia, con il solito equilibrio che lo ha sempre contraddistinto.

Ora, in Italia vige la regola che tra blogger ci si lecca un po’ il c..o, tanto per sperare in altrettanti salamelecchi: io non la penso così, e appunto per questo dico sinceramente, e senza paura di essere frainteso, che Massimo mi sta simpatico. Lo leggo da anni, e rimane uno dei pochi blog che non mi stanco mai di leggere. Ora poi che è passato a WordPress mi sta ancora più simpatico :)

Torniamo a bomba: ho avuto una breve “Skypata” con Riccardo Luna, che ha volentieri speso una buona mezz’ora del suo scarso tempo libero per conversare con uno sconosciuto, a pochi giorni dal lancio. Riccardo mi è sembrato un po’ stressato (e ti credo!), ma decisamente disponibile, aperto, hard-working.
Inoltre, Wired è un giornale cartaceo, che nasce nel momento di crisi peggiore mai registrato per la carta stampata, e in uno dei mercati più conservatori del mondo, l’Italia.
Verrebbe pensato: o sono suicidi… o hanno le palle. Secondo me hanno le palle.
E Riccardo, con coraggio, grandissima apertura mentale, e immagino durissimo lavoro, dopo mesi e mesi di fatiche riesce a partorire il primo numero.

Molto intelligentemente, Riccardo risponde punto a punto alle considerazioni fatte da Massimo, che riporto qui per completezza:

Caro Massimo, grazie dell’ospitalità e scusa il ritardo. Il varo di Wired in tempi di crisi è complesso, esaltante ma extremely time consuming…. Ho seguito con attenzione i commenti al tuo post su Wired e vorrei chiarire alcune cose. Intanto preferisco non parlare del sito: è gestito da un’altra società, in un’altra città, in un altro paese, da un’altra redazione e da un altro direttore. A wired.it faccio i migliori auguri e assicuro piena collaborazione ma non tocca a me difenderli da eventuali critiche.

Le sacrosante critiche a Wired invece me le prendo tutte. Del resto, in un recente live sul sito di Current, rispondendo alla domanda del sondaggio pubblico su quale fosse il gradimento del primo numero, io ho risposto “migliorabile”, che è l’auspicio per tutto quello che faccio. Tutte le cose che faccio, spero, sono migliorabili visto che sono necessariamente imperfette. Se non lo fossero migliorabili vorrebbe dire che sono totalmente sbagliate e spero che non sia il caso di Wired (la strepitosa partenza in edicola, presto daremo i dati finali, mi fa sperare che non sia questo il caso).

Tema pubblicità. Quando è partito il progetto ho chiesto e ottenuto che Wired avesse una percentuale massima inferiore a tutti gli altri magazine (35 invece di 48) e un numero chiuso (ma più di 90 pagine pubblicitarie, nel primo numero erano 85). E’ un fatto, non è un opinione. Del resto la tremenda crisi che si sta abbattendo sull’editoria renderà presto superate queste obiezioni.

Tema superficialità. Ognuno è libero di pensarla come vuole, ma Wired è l’unico giornale italiano ad avere il coraggio di pubblicare storie anche di 40 mila battute (mentre la media degli altri a fatica supera le 5 mila). L’auto elettrica e Arduino erano superficiali? Mai letto in Italia cose così approfondite se non su un libro. Ma ripeto, ciascuno può pensarla come vuole, è ovvio.

Tema Rossetto. Il manifesto di Wired non erano una serie di frasi arrangiate e senza senso, ma un documento inedito che Louis Rossetto mi ha donato, ovvero il manifesto che scrisse nel 1991 per convincere Negroponte & C. a investire in Wired. Una chicca per chi ama Wired e la stampa in genere. Ma anche per chi ama internet.

Tema Test. Qui vorrei essere molto chiaro. Nessuna marchetta. Così come in Wired Us, ci siamo presi il diritto di stangare o criticare quello che non va. I prodotti li proviamo davvero, ma capisco che su questo tema, in un paese fondato sulle marchette ci possa essere un po’ di diffidenza.

Tema Il Romanista. Nella mia vita ho fatto tante cose, più o meno affini a Wired. Alcune molto affini a Wired. Il Romanista è stato per quattro anni e mezzo il primo e unico quotidiano al mondo dedicato a una squadra di calcio. La Voce di Montanelli è durata nove mesi e visto che io sono infinitamente meno bravo di Montanelli, qualche innovazione l’avrò portata anche lì.

Tema Nova. Me la tengo stretta anche io. Wired è un’altra cosa, ma non mi pare che il territorio dell’innovazione in Italia sia così affollato. Anzi, c’è posto per tutti credo.

Un caro saluto
Riccardo

Allora, lo dico una volta sola: cari italiani, cari lettori, cari amici, nessuno è perfetto, ma io mi direi che Riccardo, la redazione di Wired, e gli altri coinvolti in tutto ciò, si meritano qualcosa di bello da parte nostra. Un incoraggiamento. Un plauso.
Io non mi abbonerò, perchè non vivo in Italia e non potrei ricevere Wired all’estero… ma invito tutti voi ad abbonarvi a Wired. Una cosa del genere può solo fare bene. Bisogna sostenerla.
E bisogna parlarne.

La mia unica considerazione, negativa, per Riccardo Luna (ma qui faccio il perfezionista e il pignolo, eh): se il sito non è all’altezza, è un problema tuo. Non è giusto dire “altri lo gestiscono”. Ci aspettiamo che ci sia tu a comandare, e decidere.

Tutto qui :)

Brodo chiude. Dice.
Spero cambi idea.

Sent via blackberry.
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